#GrinchReview: “Come fermare il tempo” di Matt Haig

[English version!]

Con l’avvicinarsi del Natale, si sa, ci piace pensarci tutti più buoni. Certo, fare recensioni positive ed entusiastiche ci fa sentire in pace col mondo, ma ogni tanto è il caso anche di fare i cattivi e parlare  dei libri che non ci sono piaciuti. Nella Top 3 dei libri peggiori letti nel 2018 svetta “Come fermare il tempo” di Matt Haig, osannato dalla critica e dai lettori, e probabilmente una delle letture più deludenti degli ultimi anni per me.

Piccolo disclaimer del caso: io ho letto il libro in inglese (qui potete trovare la mia recensione in inglese), quindi non posso commentare sulla traduzione. So che la traduttrice è Silvia Castoldi, di cui io ho letto la traduzione di Olive Kitteridge (Elizabeth Strout) e mi ricordo che al tempo mi era piaciuta abbastanza. Di certo non è Zio Pino, quindi ho il sospetto che la traduzione abbia innalzato parecchio lo stile (dei problemi di stile vi parlerò in seguito). Come ho detto, però, mi astengo da qualsiasi commento a riguardo.

Io che cerco di non addormentarmi
in aeroporto

C’era una volta, in una giornata uggiosa di fine ottobre… una ragazza che ha trovato una copia come nuova di Come fermare il tempo a una libreria di seconda mano, ed è tornata a casa felicissima di poter finalmente leggere il libro, quello di cui tutti stavano parlando. Quella ragazza ero ovviamente io e, visto che di solito leggo solo libri che mi sono stati regalati o che prendo in prestito (in biblioteca o da famiglia e amici), chiaramente è molto raro che io legga le nuove uscite. Capirete quindi il mio entusiasmo e la mia decisione di tenermi questo libro per una lunga notte da passare in aeroporto (aeroporto di Bristol ciao come butta), nella speranza che il libro mi prendesse a tal punto da far passare il tempo in un batter d’occhio (paradossale, considerando che il libro si chiama appunto “Come fermare il tempo”!). Ad ogni modo, potete immaginare la mia delusione quando, a metà del primo capitolo, mi sono resa conto che avrei preferito passare l’intera notte a fissare il muro di fronte piuttosto che leggere questo libro.

Ho già sproloquiato in abbondanza su Instagram riguardo alla mia delusione, ma al tempo avevo anche promesso che ne avrei scritto un post qui sul blog. Ecco quindi il mio tentativo malriuscito di organizzare le mie opinioni non richieste e le mie critiche in un unico articolo.

Iniziamo dalle cose che mi sono piaciute: l’idea di fondo del romanzo, ovvero la lunga e complicata vita di un uomo che invecchia 15 volte più lentamente del resto dell’umanità, è anche interessante, benché non così innovativa. Va detto però che quasi nessuna idea è veramente nuova, quindi ero ben felice di dare al romanzo il beneficio del dubbio. E in effetti Haig rielabora un po’ il concetto, costruendo la storia attorno al conflitto interiore di Tom e i suoi tentativi di dare senso al passaggio del tempo. Alcune riflessioni da parte di Tom e di altri personaggi sono molto belle e ti fanno in effetti riflettere su come noi concepiamo il tempo. Ci sono un sacco di passaggi che sembrano fatti apposta per essere citati (e sospetto che Haig ne sia molto compiaciuto) e tutti possiamo ritrovarci in almeno un passaggio o una pagina.

Una delle cose più frustranti di questo libro – e ne ho parlato già su Instagram – è che in effetti ci sono delle pagine molto belle. Magari non sono eccellenti, o non ti cambiano la vita, ma sono valide.  A me in particolare sono piaciuti i passaggi sulle storie d’amore di Tom con Rose e Camille e alcuni passaggi un po’ più thriller. Quando dico che è frustrante intendo che chiaramente Haig sa scrivere bene e ha delle idee interessanti. Il problema è che nel 90% dei casi fa tutto il contrario. 

Ebbene sì, è il momento di appendere la barba al chiodo e tirare fuori il carbone!

La mia prima critica riguarda lo stile. Come accennavo nell’introduzione, la mia copia è in inglese, quindi il mio commento si limiterà allo stile originale dell’opera. Se per voi lo stile non è così urtante in italiano, è possibile e anzi probabile che ci sia lo zampino della traduttrice, ma come ho detto non mi esprimerò a riguardo.

Eccomi qui. Guardatemi mentre svolgo quest’azione irrilevante mentre vi faccio presente con eccessivo zelo dove il mio corpo è ubicato esattamente in questo preciso momento. Uno spasso!

Ora, detto come va detto, lo stile in originale è una noia mortale. Se masticate un po’ di inglese date un occhio alla pagina qui a fianco, e in particolare il primo paragrafo, e giudicate voi stessi. La gran parte del libro è tutta così, eccezion fatta per le citazioni molto Instagram di cui parlavo prima (e il contrasto tra i due stili è alle volte cacofonico).  In generale lo stile di Haig (ripeto: in originale) è descrittivo e farraginoso, si limita a raccontare invece di mostrare e il tutto è infarcito di una miriade di dettagli inutili che non aggiungono nulla la storia. Non sto dicendo che potrei aver letto fanfiction scritte meglio, ma sono abbastanza sicura che se un paio di anni fa avessi trovato questo romanzo su AO3 avrei chiuso la scheda in mezzo secondo netto.

L’elemento fastidioso numero 2 è il protagonista, Tom, l’equivalente umano della sabbia nelle mutante in una sauna. E no, non c’è modo di ignorare la cosa perché narra tutto in prima persona. Questo è l’ennesimo elemento frustrante del libro, perché uno pensa che se hai vissuto 800 anni e hai visto coi tuoi occhi alcuni degli eventi più importanti della storia moderna, tu abbia anche delle favolose rivelazioni sulla vita… e invece no. Tom ha 800 anni ma sembra un noiosissimo uomo di mezz’età e, guarda un po’, si comporta esattamente come un noiosissimo uomo di mezz’età. Solo forse con un paio di mal di testa in più.

Invece di riflessioni ispirate e brillanti, Tom ci rifila una serie di pipponi pesantissimi sulla moralità e la vita. Personalmente li ho trovati triti e ritriti e molto ma molto irritanti, anche perché non la finisce più. Ogni singolo evento nel libro è un’occasione buona per partire con qualche tirata moralistica (si veda appunto il passaggio riportato nella foto dove il solo atto di aprire il lucchetto della bici da il la a una serie di considerazioni paternalistiche sulla società di oggi. Che gioia.) Okay, forse sono un po’ troppo acida, ma come si dice, se avessi un centesimo per tutte le volte che questo libro mi ha fatto alzare gli occhi al cielo, ora potrei permettermi… diciamo un bel po’ di cioccolata per consolarmi. Per riassumere, questo tweet rispecchia perfettamente i miei sentimenti:

Matt Haig: “Non ignorate qualcuno solo perché è silenzioso. Non siamo tutti portati a esternare noi stessi. Magari uno sta seduto lì fermo e imbarazzato ma dentro sta bruciando di vita e amore. Alle volte le persone sono silenziose proprio A CAUSA di quei sentimenti intensi, perché dentro di loro c’è un intero mondo di cui devono occuparsi.”
Livia Franchini: “La cosa divertente è che lui stesso non sa starsene zitto.”

Persino la “condizione” di Tom, detta “anageria”, è irritante. Principalmente perché Haig prima costringe il lettore a sorbirsi pagine su pagine di panzane finto-mediche per convincerlo che è tutto realistico, ma poi non si preoccupa di renderla effettivamente realistica; quindi tu finisci per pensarci ben bene e ti accorgi che la cosa non sta in piedi. Per esempio, com’è che questa patologia si attiva toh, proprio attorno ai 13 anni di vita, ovvero quando un essere umano inizia ad essere autosufficiente? Certo, se la patologia fosse sempre presente, e ogni tot bambini uno rimanesse fermo ad avere pochi giorni o pochi mesi di vita per i primi 15 anni della sua vita, ecco forse le persone inizierebbero a insospettirsi e a) ucciderebbero il bambino oppure b) chiederebbero assistenza medica e questo finirebbe per rivelare l’esistenza di questa condizione alla comunità scientifica. Ma no, nella comodissima versione di Haig questa patologia si rivela magicamente proprio quando il ragazzino è capace di vivere autonomamente e lasciare famiglia e amici per vivere la sua vita in tutta segretezza. Questa cosa viene mai spiegata? Certo che no. 

(Devo dire che mi ha ricordato moltissimo Renesme Cullen che magicamente raggiunge i 18 nel giro di mesi e poi resta ferma a quell’età lì. Un po’ come se all’autrice servisse che Renesme fosse sia la figlia di Bella ed Edward, ma anche contemporaneamente maggiorenne per farla mettere con Jacob, il tutto nel giro di un libro. Che sia chiaro: il paragone con Twilight non è dei più lusinghieri.)

Parliamoci chiaro: se fosse tutto imputato alla magia, non mi interesserebbe neanche troppo; sarei felicissima di sospendere il dubbio e accettare senza troppi problemi che queste persone semplicemente vivono più a lungo degli altri comuni mortali. Ma il fatto che Haig abbia tentato a tutti i costi di ficcarci dentro una pretesa di scientificità mi ha urtato non poco, soprattutto perché come ho detto non si è curato di renderla logica o coerente. 

La parola chiave è proprio coerenza: al libro manca coerenza. E’ un libro thriller? Un romanzo rosa? E’ prosa letteraria? Di solito, quando faccio fatica a classificare un’opera in un unico genere lo considero per un complimento. Non nel caso di Come fermare il tempo. In questo caso la difficoltà nasce dal fatto che il romanzo tenta di fare un po’ tutto, e non riesce a fare bene nulla. E’ un gigantesco pastone di qualsiasi genere buttato lì in modo disorganizzato e senza una direzione unica. Il risultato è che questo romanzo è sostanzialmente insipido, ha uno stile noioso ed è pieno di riflessioni stereotipate sulla vita e troppi dettagli e scene inutili (sì, Matt, lo sappiamo che hai una laurea in Storia, non serve che pratichi onanismo intellettuale a ogni pagina per complimentarti di tutti i dettagli insulsi che ti ricordi del tuo esame di Storia Medievale. Davvero, meglio di no.)

In conclusione, Come fermare il tempo è stata per me una delle letture più deludenti del 2018 (molto probabilmente farò un altro post a riguardo la settimana prossima!) e vorrei davvero riavere indietro tutto il tempo che ho sprecato a leggerlo (che fine umorismo!).

Secondo disclaimer del caso: se il libro l’hai letto e ti è piaciuto, per favore non prendere questo post come un attacco personale. Per fortuna abbiamo ancora tutti diritto ad esprimere la nostra opinione! Se hai delle critiche costruttive sulla mia recensione (cose che potrebbero essermi sfuggite o che non ho capito bene) lasciami pure un commento o scrivimi su Instagram!

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